mercoledì 30 settembre 2015

Darwinismo e produzione culturale



Darwinismo e produzione culturale



Si possono applicare le teorie di Darwin alle attività umane? e soprattutto alle attività culturali?

Certamente non è il caso di prendere queste parole troppo sul serio, anche perchè si correrebbe il rischio di essere tacciati di catastrofismo. Però una pulce nell'orecchio vale la pena metterla.

Tutto si potrebbe riassumere in una frase lapidaria: Chi non si adatta si estingue.

Ma adattarsi a cosa e come? Per le attività umane non è facile da capire. Se le specie animali per loro fortuna non devono riflettere troppo e si limitano a seguire il caso ed i capricci del proprio dna, per le attività umane non è così. Noi abbiamo in mano il nostro destino e anche se cambiano le condizioni ambientali, abbiamo la capacità di riflettere ed adattarci, ma soprattutto l'ambiente antropico viene adattato dall'uomo alle sue esigenze. Così è sempre stato. Le cose sono cambiate più o meno repentinamente sotto la guida stessa dell'uomo, e la vita intellettuale è continuata, anche se sotto forme diverse.
E questo fino ad oggi.
Forse le cose sono cambiate perchè la complessità ha superato la soglia che la trasforma in caos. Ed è proprio la natura caotica della natura (mi si perdoni il gioco di parole) che porta ad incontrollati ed incontrollabili cambiamenti dell'ambiente circostante.
L'estinzione è conseguenza di un eccessivo cambiamento o di una eccessiva lentezza nel cambiamento. In entrambi i casi si tratta di "eccessi".
La storia dell'arte, o meglio, la storia sociale dell'arte andrebbe rivista con attenzione per capire dove siamo e come muta l'ambiente e, di conseguenza, come muta la specie artistica. Un ambiente che per noi è ambiente sociale e la specie è una attività umana.
Pensiamoci e facciamolo con attenzione perchè da ciò dipende l'arte così come noi la intendiamo e soprattutto ne dipende la sua sopravvivenza.


Nessun commento:

Posta un commento