venerdì 8 luglio 2016

Il trilogo di Wikipedia per gli artisti

La grande risorsa onniscente di Internet, il luogo più anarchico che gli umani abbiano mai creato, ha delle regole ferree per l'ammissibilità delle voci e pochi baldi, volenterosi tutori dell'ordine. Questi paladini delle porte del sapere, alfieri delle regole a difesa dell'integrità intellettuale del luogo, devono quotidianamente fronteggiare, solitari ed anonimi, una marea di egocentrici narcisisti che vogliono dire la loro su tutto, e, magari, sul soggetto che maggiormente hanno a cuore: se stessi.
I fieri censori sono comunque aiutati in questo improbo lavoro da regolamenti semplici, ma efficaci.
Occupandoci di arte darò quindi il decalogo, che essendo costituito da tre punti fondamentali chiamerò "trilogo", per essere accettati nell'empireo della memoria e della conoscenza universale, quale oggi è Wikipedia.
Un "artista" per avere l'aura, la dignità e l'onore di essere caratterizzato da una "enciclopedicità", deve soddisfare almeno una delle tre leggi "sine qua non", per essere ammesso, altrimenti che si accontenti del prezzolato "Bolaffi" et similia.

1. Una sua opera si stata acquisita da un museo o da una collezione d'arte pubblica o privata di notevole prestigio, oppure sia stata collocata stabilmente in un contesto di notevole interesse urbanistico o architettonico.
2. Abbia partecipato (o una sua opera sia stata esposta) a due mostre o manifestazioni artistiche di rilevanza internazionale o quattro di rilevanza nazionale.
3. Che l'artista sia stato vincitore di un premio artistico di rilevanza nazionale.

Estratto da:
https://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Aiuto:Criteri_di_enciclopedicit%C3%A0/Artisti&oldid=81139673



Ma veniamo al dunque.


Il primo punto parla della volontà di una istituzione pubblica di rappresentare l'artista tra quelli che già rappresenta. Un museo, viste anche le difficoltà economiche e di bilancio che si sanno essere sempre notevoli, difficilmente si presta all'acquisto di opere di chicchessia, anche se l'opera dovesse essergli donata. I costi di gestione e di manutenzione, per quanto piccoli per ogni singola opera, si riverberano sulla quantità di opere e sul tempo in cui queste vengono conservate. Ars longa vita brevis. Il curatore non dura quanto l'opera, ma i suoi successori potrebbero non gradire l'ingombro lasciatogli nei magazzini e raccomandargli cose non piacevoli nell'aldilà. Pertanto i curatori museali sono ben attenti all'accettazione di lasciti e donazioni. Un esempio recente lo abbiamo a Milano quando
Philippe Daverio in qualità di assessore alla cultura rifiutò la donazione di 50 opere di Aligi Sassu giustificando il gesto con la sua impossibilità di obbligare la cittadinanza a spendere per la loro custodia, considerandole opere di scarso pregio. Bisogna notare che la città di Lugano, forse perchè più ricca, anche se più piccola, accettò al volo la donazione dell'offeso artista.
Ma non esiste solo la "grande" Milano e i suoi "grandi" amministratori. L'Italia è ricca di comuni e province (anche se queste sono state di recente abolite) e di conseguenza di palazzi di loro pertinenza. Palazzi pubblici le cui pareti sono adornate di opere d'arte. Li le acquisizioni magari non vengono fatte con tanta lungimiranza e oculatezza come dimostrato dal ferreo Daverio. Quindi l'arbitrio del censore di turno si deve basare su un qualcosa che tanto regolamentato non è.
Se poi pensiamo alle collezioni private di notevole prestigio il dubbio rimane. Quella formata dal pittore Remo Brindisi, confluita poi in un museo, è di notevole prestigio? E quella di Panza di Biumo?

Ma non perdiamo tempo. Andate avanti voi a porvi i problemi.

Passiamo alla seconda condizione necessaria e sufficiente: la partecipazione a mostre e manifestazioni artistiche.

Qui si apre più che un mondo, un universo. Se le collocazioni in musei grandi o piccoli, privati o pubblici, centrali o periferici, grandi o piccoli, non lascia dubbi (o se li pone li pone in parte), il concetto di "manifestazione artistica" e mostra di "rilevanza" apre una infinità di variabili e di incredibili contraddizioni.

Il recente Expo 2015 milanese aveva una sezione sparpagliata di opere d'arte in vari luoghi e contesti. Il curatore di tutto rispetto è il noto critico e polemista Vittorio Sgarbi. Circa 200 "maestri" e 100 artisti esordienti ospitati in una sede esterna dell'Expo, presso la Villa Bagatti Valsecchi a Varedo. Queste persone d'ufficio sono titolate, secondo le linee guida ad entrare. Pertanto se volessero essere così gentili da farsi avanti lo facciano. Io non sono riuscito a trovare i nomi sul sito della "location" ne sul sito della Regione Lombardia che ha incaricato Sgarbi della cura della manifestazione.
Ma Sgarbi non ci pone solo qualche dubbio per Expo 2015. Pensiamo a quanto ha fatto per selezionare gli artisti per il Padiglione Italia della54° Biennale di Venezia. Quel manipolo di tutto un po', avendo partecipato ad una indiscutibile "manifestazione di rilevanza nazionale" ha diritto d'ufficio di entrare nell'empireo di Wikipedia?

Se poi parliamo di premi potremmo andare avanti tantissimo. Attribuire "rilevanza" nazionale si deve andare con la lente d'ingrandimento e cercare quei garanti di serietà, i cui  criteri devono poi essere ancora definiti.

Pertanto ....

auguri e buon lavoro. 

Tenete saldi i baluardi ed evitate guerre iconoclaste. Se si nega ad uno lo si deve fare anche con un altro, così come viceversa se si accetta uno lo si deve fare con un altro.





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